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L’esperienza a cui abbiamo avuto l’onore di prender parte, rientra
nella categoria degli eventi "unici" organizzati nel nostro paese.
E’ difficile al contempo identificarlo in qualsivoglia concetto categoriale, proprio per le caratteristiche peculiari che lo
contraddistinguono e che gli conferiscono lustro. La Cobra è una
manifestazione organizzata da una compagine di più Club, tra cui
troviamo: 82nd Imola S.A.T., Daino Force, Erasers, Legionari
Malatestiani, Rainbow Rimini Corp, Untouchables.
In quel di Mondaino (RN) si sono dati battaglia 280 partecipanti,
per un totale di 35 squadre provenienti da tutta Italia. E’ doveroso
specificare che per alcuni team la gara è cominciata venerdì 10
Ottobre. Infatti l’accesso ad un’area segreta presente sul sito Web
ufficiale della Cobra, garantiva la possibilità di cumulare punti
extra e raccogliere preziose informazioni atte a semplificare lo
svolgersi della competizione, che si sarebbe tenuta nelle giornate
di sabato 11 e domenica 12 Ottobre.
In occasione della Cobra il Bravo Team Joint Operation, forza
interclub creata al fine di partecipare ad eventi ESA ed HSA, ha
visto schierati: Kuio, Snake e Spider per il 9° incursori; Diomede,
Virus e Ocelot per i Band of Brothers; Zeta e Draculino per l’SBS
Team.
Arrivammo il venerdì di buon’ora all’aeroporto di Rimini, dove dopo
un breve volo, Kuio riportò alla squadra alcune importanti
informazioni inerenti l’evento.
GPS alla mano ci dirigemmo verso un’attività commerciale sulla cui
vetrina reperimmo delle coordinate per raggiungere altri negozi
disseminati per la città. Il camuffamento da spedizioniere ci
permise di recuperare importanti mappe consegnateci in busta chiusa
dal commesso di un ferramenta. Nei panni di un tecnico Hardware ci
infiltrammo in un negozio di Computer con l’intento di reperire
coordinate e file importanti da un PC. La vera chicca fu indossare
il camuffamento da idraulico, non tanto perché animati da velleità
di vestire i panni del novello Super Mario, quanto per l’intensità
dell’esperienza che stavamo vivendo. Arrivati davanti ad un albergo,
salimmo sul retro di un furgone il cui interno era illuminato dal
riverbero dei monitor, sui quali scorrevano immagini riprese da
telecamere disseminate nell’albergo e che ritraevano un generale
tedesco intento a prepararsi per la consueta doccia serale. In
un’atmosfera da FBI degna della miglior pellicola Noir, mi presentai
nella Hall come “tecnico idraulico” sostenendo di dover riparare un
tubo nella stanza 34, terzo piano…la stanza del generale tedesco.
Arrivato al piano fui bloccato da una guardia del corpo che volle
perquisirmi e soprattutto conoscere quanto tempo avrei impiegato per
riparare il guasto. Entrato ormai nella parte, risposi che non ci
sarebbe voluto molto anche perché avevo impegni familiari incombenti
e che era tutta la giornata che riparavo guasti di quel tipo.
Entrato nella camera trovai davvero uno scenario ben allestito,
carte e documenti del Reich sparsi ovunque nonché oggetti d’epoca,
la cornice d’eccezione era rappresentata dallo scrosciare dell’acqua
che proveniva dal bagno da cui mi separava una porta chiusa.
Recuperai delle coordinate celate dietro un porta foto, scattai
un’istantanea al ritratto del generale ed uscii.
Raggiunti i compagni di squadra che attendevano fuori l’albergo, ci
rimettemmo in marcia verso altri obiettivi; il nostro giro terminò a
tarda sera quando oramai la stanchezza si faceva sentire, ma eravamo
al contempo soddisfatti e consci di vivere appieno la vigilia
dell’evento che da mesi pianificavamo grazie ad un book di missione
davvero articolato.
L’indomani assistemmo ad una suggestiva presentazione dei vari OBJ
tenutasi nella sala consiliare del Comune di Mondaino, oltre
all’aspetto scenografico particolarmente curato, fu accolto con
estremo piacere il discorso pronunciato dal Sindaco che esprimeva
tutto il suo apprezzamento per il softair e per chi aveva percorso
centinaia di Km pur di esser li. L’intervento fu largamente
acclamato dal popolo di softgunner presenti in sala, visibilmente
entusiasta di un’amministrazione totalmente collaborativa e proclive
ad incentivare ogni tipo di attività sportiva.
Fummo infiltrati per mezzo di un furgone nell’Area Operativa alle
11.40 di sabato 11 Ottobre. L’umore era buono, la concentrazione
elevata e focalizzata sull’OBJ Bravo, rappresentato da un villaggio
vietcong situato sulla cima di una collina. Dopo aver acquisito un
paio di Way Point arrivammo al punto stabilito, dove con tanto di
sigaro in bocca ed elmetto ben calcato, ci accolse il Col. Denfort
del 187°Fanteria. In seguito ad un breve briefing ci trovammo
catapultati in una vera e propria battaglia, correre verso la
sommità della collina incalzati dalle raffiche provenienti dai
Bunker vietcong risultò faticoso, ma al contempo estremamente
divertente. Nella fretta non abbandonammo nemmeno gli zaini a terra,
ciò sfiancò presto la squadra che però arrivò comunque integra al
villaggio dopo aver bonificato l’area colma di effetti pirotecnici,
fumo di copertura e boato dei bombardamenti in sottofondo. Parlai
con il capo villaggio tramite un interprete vietnamita, al fine di
estorcere informazioni in merito ad una radio che avremmo dovuto
trovare ed utilizzare per stabilire un contatto con il colonnello
Denfort. Ottenute 3 pergamene con iscrizioni in vietnamita, le
portai ai miei compagni che cominciarono la traduzione. Nel
frattempo all’interno di una capanna allestita come bordello,
riuscimmo a trovare una botola ben celata sotto ad un materasso, che
conduceva ad una piccola stanza segreta dove finalmente reperimmo la
radio. Le ragazze vietnamite del bordello non facevano altro che
rivolgerci attenzioni (svolgendo appieno il ruolo preposto di
deconcentrare i vari team). “15 dollali…” “amole lungo lungo…”; come
se non esistessero continuammo ad esaminare la radio, finchè
purtroppo, nel muoverla attivammo una mina che ci fece saltare in
aria. OBJ acquisito parzialmente! Salutati i ragazzi abbigliati in
perfetto stile Vietcong ed appurato che le ragazze del bordello non
accettavano ne euro ne pagamenti con carta di credito ;-) ,
proseguimmo la marcia verso altri WP. Il morale era buono e la
fatica cominciava a farsi sentire; una nota di colore fu
rappresentata da un simpatico contadino che vedendoci ansanti ed
accaldati passare accanto la sua abitazione, ci regalò un paio di
bottiglie d’acqua augurandoci buona gara. Stupiti per la
disponibilità ed ancora più consci che l’intero paese sposasse la
natura dell’evento, proseguimmo nella marcia. Purtroppo Ocelot
accusò forti dolori addominali, ma strinse i denti e decise di
proseguire; a lui vanno i più sentiti complimenti per non aver
ceduto.
Preso contatto con un partigiano, riuscimmo ad individuare le esatte
coordinate per bombardare l’ampio campo tedesco che troneggiava con
i suoi bunker e torrette, all’interno di un recinto disseminato da
mine. L’esplosione che seguì i colpi di mortaio, ci rinfrancò non
poco visto che eravamo riusciti a centrare un bunker nemico. Ci
lanciammo verso il cancelli d’ingresso del campo che con l’ausilio
di pesanti tronchesi riuscimmo a violare. Dopo un aspro
combattimento, nel quale si distinse Spider, il campo cadde. Grazie
all’impegno di Draculino riuscimmo a decifrare parte del messaggio
in codice morse riprodotto su apposite cuffie audio. Purtroppo il
tempo finì prima che l’opera di decrittazione fosse terminata.
Oramai era sopraggiunta la sera, all’entusiasmo iniziale seguiva
proporzionalmente il senso di spossatezza provato dall’intero team,
in marcia oramai da 11 ore, con una media di 15/18kg di
equipaggiamento per operatore. L’imprevisto, questa strana variabile
assai frequente con cui imparammo a convivere alla Cobra, si
presentò nuovamente. L’organizzazione ci assegnò una missione bonus
in cui avremmo dovuto attendere un convoglio composto da tre
autovetture, far saltare quelle della scorta ed estorcere
informazioni al VIP che era giunto in loco per appartarsi con una
donzella di facili costumi (scusa Nikita, ma è quello che ci
comunicò la Crew, sai che non mi permetterei mai ;-) ). In un vuoto
gravido d’attesa e nel silenzio della notte, attendevamo di poter
agire blandendo di tanto in tanto il grilletto, la tensione era
alta. Eliminata la scorta e disarmato il VIP gli intimammo di
“cantare”. Di fronte alla minaccia paventata di una prematura
eliminazione della fanciulla, nel caso si fosse rifiutato di
collaborare, l’uomo vuotò il sacco. I migliori complimenti vanno a
Nikita ed al VIP per l’ottima interpretazione.
Vale la pena menzionare sicuramente il Way Point 1 e l’estrema
difficoltà incontrata per raggiungerlo. Il WP posto all’interno di
una gola, appariva irraggiungibile a causa di una discesa
ripidissima che si inoltrava nel bosco. Liberatici
dell’equipaggiamento con Zeta e Virus decidemmo di tentare
l’impresa; l’avanzata risultava quasi impossibile a causa del fitto
intrico di rovi e dell’impervio terreno, il tutto era reso ancor più
difficile dalla densa oscurità che avvolgeva l’intero bosco.
Riuscimmo a raggiungere la destinazione e con estremo sacrificio ci
trascinammo su per il pendio con l’intento di ricongiungerci alla
squadra che era rimasta occultata ed in attesa. Mai come in quel
momento sostenni i compagni di squadra, così come loro fecero con
me; sospingendoci vicendevolmente su per il dirupo ammantato dal
fango arrivammo in cima stravolti, ma soddisfatti e, dopo aver
ripreso fiato, partimmo alla volta dell’OBJ Echo dove ad attenderci
avremmo trovato un tempio pieno di insidie e l’Arca dell’Alleanza…ma
andiamo per gradi.
Il rimanere occultati in attesa di ricevere “luce verde” dall’OBJ
Echo, offriva vero sollievo alle nostre articolazioni provate da ore
di cammino… quante? 15, 18, 20… non lo sapevamo più, quel che
appariva chiaro era che le riserve idriche andavano sempre più
assottigliandosi. Ottenuto il permesso per muovere, ci avvicinammo a
Tibia (il nostro contatto in loco) che ci condusse allo Stargate.
Davvero suggestivo fu attraversarlo accompagnati da luci e suoni;
giunti al Tempio, abbandonammo l’armamento e reperimmo un medaglione
presso degli scavi archeologici poco distanti. Dopo aver strisciato
ventre a terra in uno stretto cunicolo, giungemmo presso una piccola
stanza. Posizionato il medaglione su un asta e seguendo il fascio di
luce che lo attraversava, individuammo il punto esatto della parete
antistante sulla quale agire. Un “clack” ci avvertì che un entrata
segreta si era aperta garantendo l’accesso alla stanza successiva.
Il pavimento era costellato da piastrelle quadrate sulle quali erano
impressi dei numeri romani. L’indizio fornitoci per individuare
quali di queste ci avrebbero condotto sani e salvi dall’altra parte
era: “ In questo giorno il Signore si riposò”. Individuammo la
numero VII, sulla quale salì Virus, la cavia offertasi per
l’occasione. Provammo poi con quella con impresso il XIV e…
fortunatamente non successe nulla di catastrofico, il pericolo era
costituito dallo scegliere la piastrella sbagliata sulla quale
salire, ciò avrebbe azionato un meccanismo collegato ad alcune ASG
che inevitabilmente ci avrebbero falciato. Il terzo ostacolo era
costituito da una serie di fili attraverso i quali saremmo dovuti
passare evitandone il contatto ed anche in questo caso riuscimmo ad
scongiurare il pericolo di essere investiti da una pesante raffica.
Arrivammo all’Arca dell’Alleanza pressati dal tempo che piano piano
andava esaurendosi. “Solo il più meritevole tra voi potrà aprire
l’Arca” recitava l’indizio fornitoci. Pensammo al capo squadra…
scelta giusta fortunatamente. All’interno dell’Arca mi aspettavo di
trovare: il bastone di Aronne, le Tavole della Legge e la manna così
come narrato nella Bibbia; avevo anche preparato una conversione
metrica tra cubiti e centimetri seguendo alla lettera quanto
riportato nelle Sacre Scritture. La pianificazione per affrontare
questo obiettivo era stata assai minuziosa. Sollevato il coperchio
trovammo delle gemme, incastonammo una di queste nell’occhio di un
teschio, ciò fece scattare un meccanismo che spalancò la parete alle
nostre spalle garantendoci una via d’uscita. Trasportammo l’Arca
fuori dal Tempio, riuscendo a condurre fuori anche il Graal, la
sacra coppa portata da Giuseppe d’Arimatea a Britio; il calice era
posto su un piedistallo tarato in base al suo peso specifico.
Scambiammo rapidamente la coppa con un grosso rubino, il cui peso
evitò di farci crollare sulla testa il soffitto costellato da punte
acuminate. Appena fuori fummo investiti da pesanti raffiche che
eliminarono molti compagni ed afferrate alla meglio le ASG,
rispondemmo al fuoco falciando gli avversari. Non pensammo purtroppo
di bere dal Graal per far tornare in vita i compagni caduti e fummo
costretti a trasportare l’Arca verso lo Stargate solamente in tre. I
150 Kg del manufatto si sentivano tutti! Senza contare che eravamo
dilaniati dai crampi dovuti alla lunga marcia del giorno precedente.
Purtroppo il tempo a nostra disposizione finì quando ormai mancavano
pochi metri allo Stargate. E’ incredibile di come la scenografia
fosse curata nei minimi dettagli, mai visto nulla di simile.
Decidemmo di riposare un’ora, era quasi l’alba di domenica 12
Ottobre ed avevamo camminato senza sosta. Dormimmo a terra in un
bosco umido; il sudore del quale la mimetica era intrisa in poco
tempo divenne gelido, ma la stanchezza era troppa e bene o male
riuscimmo a dormire un pò prima di rimetterci in marcia. L’avanzata
si rivelò, ahimè, assai difficile a causa degli impervi campi arati,
le cui zolle rendevano quasi impossibile procedere.
Acquisiti altri WP giungemmo all’OBJ Golf, nel quale credo di poter
affermare che abbiamo dato il massimo. Scivolammo con l’ottimo Snake
alle spalle di due sentinelle poste a guardia di un blindato per poi
trafiggerle simultaneamente in modalità stealth (mediante coltelli
in lattice). Nel frattempo il resto della squadra prendeva l’autista
del blindato in ostaggio. Arrivati con il mezzo all’OBJ sfondammo il
cancello eliminamdo tutta la controinterdizione presente. Kuio diede
il meglio di se interrogando in perfetto russo il comandante che
avremmo dovuto liberare e mentre Draculino con l’ausilio di un metal
detector ed alcune bandierine apriva una via nel campo minato, Virus
stoicamente respinse un nuovo attacco avversario. Caricato il russo
in barella sfruttammo il corridoio creato da Draculino per far
esfiltrare l’uomo. Ottima azione, non c’è che dire. Purtroppo
Draculino accusò problemi al ginocchio e fu costretto ad abbandonare
la gara.
L’acqua era ormai finita e le vesciche sotto i piedi dolevano, così
come le spalle piagate dal peso dell’equipaggiamento. Per arrivare
all’OBJ Charlie - laboratori D.A.R.P.A. affrontammo una salita
ripidissima, facendo leva anche sui gomiti e dopo 1 ora di cammino
finalmente scorgemmo la vetta. In loco trovammo un professore
ferito, unico responsabile della creazione di zombie. Recuperate
alcune password su un floppy ed assemblata una super arma,
cominciammo ad affrontare gli avversari che sbucavano da vere e
proprie bare poste a loro volta in profonde buche. I non morti in un
primo tempo sembravano perire sotto i nostri colpi, ma
inevitabilmente si rialzavano incalzandoci nuovamente. La chiave per
annientarli era la super arma, ma per azionarla avremmo dovuto
collegare un ponte elettrico realizzato magistralmente dal sapiente
Draculino giorni addietro. Purtroppo il tempo a nostra disposizione
finì e non potemmo ultimare le operazioni. Salutati i ragazzi dell’OBJ
Charlie (scenograficamente molto curato), ci accingemmo a proseguire
verso il luogo designato per l’esfiltrazione. Il sole ormai da ore
dominava il cielo e da tempo, come immersi in una profonda amnesia,
avevamo dimenticato il dolce sciacquio dell’acqua rimasta nelle
borracce. E’ singolare di come un suono generi assuefazione, al
contrario non è strano desiderare di udirlo nuovamente, avevamo
sete. Purtroppo a causa della stanchezza e qualche problema tecnico
legato all’ASG , perdemmo anche Ocelot e Spider che non
proseguirono. Durante la marcia udimmo il rumore di un veicolo alle
nostre spalle, forse era la controinterdizione affamata di punti che
ci braccava, ma la stanchezza era troppa per occultarci.
Fortunatamente si trattava di FOX ed i ragazzi dei Daino Force che
ci offrirono un po d’acqua (Grandi!). Mancavano pochi km all’arrivo
e percorse poche centinaia di metri giungemmo su una strada
asfaltata; fu strano provare la sensazione di poggiare i piedi su un
terreno non accidentato. Dopo qualche Km arrivammo nei pressi di
Mondaino dove un’affabile signora anziana ci offrì dell’acqua, cosa
che confermò ulteriormente la gentilezza degli abitanti del luogo e
la “assuefazione” ad eventi di questo tipo, inoltre ne dedussi che
per muovere a compassione una vecchietta dovevamo esser ridotti
proprio male. La nostra gara si concluse con la consegna ad un
agente governativo del floppy recuperato nei laboratori D.A.R.P.A.
Esfiltrai con Kuio, Virus, Snake e Zeta alle ore 14.40, dopo aver
percorso decine di Km, camminato per 26 ore, godendo solo di una
breve sosta.
Nonostante i normali momenti di tensione dovuti alla stanchezza, è
inevitabile constatare come si intessano profondi legami di amicizia
in situazioni difficili e di come sia bello condividerle.
E’ stato per noi un piacere prender parte a questo evento, realtà
pulsante nel panorama del softair italiano, vissuto con spirito non
competitivo, quel che conta infatti per noi è avervi preso parte.
I più sentiti ringraziamenti vanno all’Amministrazione Comunale di
Mondaino, alle associazioni organizzatrici ed alle pattuglie di
controinterdizione che hanno macinato molti km dandoci la caccia. Un
abbraccio infine a tutti i partecipanti, ci auguriamo di incontrarvi
nuovamente il prossimo anno.
Concluderei con una goliardica citazione del buon Gigi Proietti
(Fioretti Bruno in arte Mandrake) che ben si sposa con la
descrizione del giocatore-scommetitore medio:
“ …Perchè vede, chi gioca ai cavalli è..come dire...è un
misto...ecco...è un cocktail, è un frullato de robba, è un minorato,
è un incosciente, è un regazzino, un dritto e un fregnone, un
milionario pure sin nun c'ha na lira e uno che nun c'ha na lira pure
se è un milionario, un fanatico, un credulone, un bugiardo, un
pollo, è uno che passa sopra a tutto e sotto a tutto, è uno che
impiccia, traffica, imbroglia, 'more, azzarda, spera, ri'more, tutto
per poter dire: "Ho vintooo, adesso vò fregato a tutti e mò beccate
questa ... tiè!!!"
"Ecco chi è...ecco chi è il giocatore delle corse dei cavalli, ed è
per questo che io chiedo alla clemenza della corte, a nome nostro e
a nome dei giocatori di tutto il mondo, il beneficio delle
attenuanti per totale infermità mentale!!! "
Diomede - BTJO
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