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Appuntamento
a casa di Kuio per il breafing un paio di settimane prima
dell’evento, è lì che conosco gli altri operatori del Team del BTJO.
Oltre a me e Kuio ci sono Micio e Hound e non ci vuole molto per
capire che sono dei veterani. Si stabiliscono i ruoli e studiamo il
book.
A casa monto e rismonto lo zaino per cercare di eliminare tutto ciò
che è superfluo, con la speranza di alleggerirlo il più possibile,
ma non c’è niente da fare il peso totale tra zaino, asg e
gibernaggio si aggira sui 25 kg; peso che non lascerò mai nelle 40 h
se non nelle brevi pause di riposo che potremo permetterci.
Pochissimi giorni prima della partenza una telefonata di Kuio
comunica che per problemi fisici dovrà fermarsi per un po’ di mesi,
penso che allora salterà tutto e invece conferma che il nostro Team
sarà comunque presente e che lui verrà sostituito.
Arriva il tanto agognato giovedi 1 marzo, giorno della partenza, ci
vediamo sotto casa di Micio, arriva anche Beast che sostituirà Kuio;
arriviamo a Civitavecchia e ci imbarchiamo sul traghetto arrivando
in Sardegna il mattino seguente alle prime luci dell’alba. Con calma
arriviamo a Laconi, un paese immerso nell’entroterra sardo, con
boschi fitti e paesaggi incantati.
Aspettiamo nella piazzetta del paese l’ora in cui si concentreranno
tutte le squadre di interdizione a cui è stato dato lo stesso
appuntamento (nulla sappiamo quanti saranno coloro che ci daranno
filo da torcere della Controinterdizione), intraprendiamo anche una
breve conversazione con il sindaco.
Veniamo portati a pochi km dal paese, in piena campagna dove avremo
un’ora per prepararci, ogni team ha la propria mimetica; vedo la Dpm,
la San Marco, la Multicam, Atacs e naturalmente la nostra amata
Marpat.
Ok, siamo tutti pronti, mimetizzati e armati fino ai denti.
L’infiltrazione avverrà mediante un vecchio treno ormai in disuso da
tempo e riattivato per l’occasione grazie ad un accordo tra il
sindaco e gli organizzatori, sono circa le 18.00 di venerdi 2 Marzo.
Un treno tutto per noi, saliamo, dopo alcuni km percorsi si ferma,
scende la prima pattuglia, il treno riprende la corsa, percorre
altri km e scende la seconda e così via fino a che tocca a noi,
saltiamo giù dal treno, e ci addentriamo nel bosco, bisogna fare il
punto per capire dove siamo stati scaricati.
Inizia la Missione!
Ogni ptg ha una sua propria missione, l’una diversa dalle altre e
nessuno sa e deve venirne a conoscenza di cosa dovranno fare le
altre, per la sicurezza in caso di cattura.
La nostra Missione è di liberare un nostro infiltrato (Basco Nero)
dalla zona ostile e il recupero delle informazioni in suo possesso
accumulate dall’ultima trasmissione radio da lui effettuata.
L’estrazione dell’infiltrato deve apparire come un rapimento che
sicuramente verrà imputato alla controparte nemica.
Iniziamo ad infiltrarci nel bosco che lambisce la ferrovia, dopo
pochi metri siamo già tra alberi, ruscelli, pietre e un’infinità di
rovi che renderanno decisamente difficoltosa nostra missione.
Ci fermiamo facciamo il punto con il Gps, inseriamo le coordinate
dell’Obj e lì ci dirigiamo, poco dopo inizia ad imbrunire; siamo
ancora lontani e il buio ci investe.
Decidiamo di prepararci per la notte, goretex e visori notturni,
sono circa le 19.00 e la temperature scende.
Avanziamo in silenzio e con cautela, fino a che incontriamo un
edificio, attraverso i visori vediamo un gazebo con una rete
mimetica, ma nessun movimento ostile. Puntiamo dritto verso
l’edificio, una volta vicini riusciamo a capire che si tratta di un
laboratorio, ma la mancanza di operatori a difenderlo ci rende
sospettosi, infatti dopo pochi minuti, arrivano 2 mezzi con
lampeggianti e fari d’osservazioni montati sui tetti.
Bisogna scappare, e in fretta, passa Micio seguito da Beast, nel
momento in cui passo io (e dietro di me Hound) improvvisamente
dall’edificio si accende un’enorme faro che illumina per parecchi
metri tutto intorno.
Mi butto schiacciandomi a terra, non c’è nulla che possa coprire la
mia sagoma e per Hound la situazione non è migliore.
Sento arrivare un paio di Jeep, si fermano presso l’edificio,
scendono un numero imprecisato di operatori ostili, parlano tra
loro, sono certamente della Contro, provano le asg, e ogni tanto
puntano torcie in tutte le direzioni, quasi per scrutare l’oscurita’.
Il respiro si fa forte ma resto immobile, non sollevo neanche la
testa per vedere e capire meglio la situazione sono troppo esposto
dalla luce del faro, non riesco neanche a rispondere alle chiamate
radio di Micio che con Beat sono riusciti a porsi al riparo nel
bosco prima che le luci si accendessero.
Passeranno più o meno una ventina di minuti, capisco che non ci
hanno visto, inizio a strisciare indietreggiando e incontro Hound.
Entriamo nell’oscurità del bosco e ci uniamo con il resto della ptg.
e ci allontaniamo da quello che sapremo poi essere uno dei
successivi obj, la Raffineria di droga, che dovremo attaccare
successivamente e che era stato attivato proprio nel momento del
nostro passaggio.
Abbiamo evitato lo scontro, siamo tutti, proseguiamo verso il nostro
Obj: La Cueva, mancano circa 300mt di bosco.
Arrivati sul posto vediamo uno strano edificio, sembra un trullo, di
quelli che ci sono in Puglia, è illuminato, vediamo delle sagome ma
sono immobili, ci fermiamo per osservare meglio, niente non si muove
niente. Decidiamo di avanzare velocemente e scopriamo che quelle
sagome non sono altro che dei manichini, posti a terra o impiccati,
nelle più svariate posizione, ricoperti di macchie rosse come se
fossero persone giustiziate sul posto, ne contiamo una ventina
circa.
All’interno del casolare c’è una radio che trasmette una tipica
musica di guerra colombiana e poi inizia a dettare una serie
numerica in codice, lo trascriviamo e cerchiamo Basco nero, ma
niente non c’è, ci allontaniamo in posizione occultata nel bosco per
decifrare il messaggio con le chiavi di decodifica che ci sono state
fornite.
Non è facile ma alla fine il codice ci comunica che il nostro Obj,
ossia Basco nero, è stato trasferito in un’atra località: Tolima,
abbiamo le coordinate e lì ci dirigiamo.
Marciamo per un bel po’ e arrivati a circa 400 mt da Tolima
decidiamo di bivaccare il più possibile vicini all’obj in modo da
attaccarlo alle prime luci dell’alba, da comunicazioni della DE ci
informano che Basco nero ancora non e’ presente alle cordinate. sono
circa le h 01.00.
Ci prepariamo per il bivacco e per la cena, il tutto viene fatto nel
buio più completo perché accendere una torcia significherebbe
rendersi immediatamente visibili al nemico. Le manovre risultano
estremamente difficili, cercare una qualsiasi cosa nello zaino
diventa un’impresa.
Dormiamo, se così si può dire, poche ore in una posizione
scomodissima, c’è una pendenza che fa scivolare i sacchi a pelo che
ci costringerà tutta la notte ad imbarazzanti manovre di risalita.
La temperatura scende intorno agli 4/5°.
Alle 5 suona la sveglia e in pochi minuti facciamo colazione e
riaffardelliamo gli zaini, siamo nuovamente operativi e si riparte.
Ci avviciniamo silenziosi all’obj, Tolima sembra molto presidiata,
si sentono molte voci e vediamo un via vai di operatori in assetto
di vigilanza.
Ci occultiamo nella boscaglia per stanare Basco Nero,
improvvisamente una vedetta si insospettisce, si avvicina verso la
vegetazione che ci nasconde, è a pochissimi passi, il contatto è
inevitabile per cui apriamo il fuoco, la vedetta è falciata ma
prontamente intervengono gli altri e ne nasce uno “scontro a fuoco”
breve ma violento, grazie alla velocità di Beast ne usciamo
vincitori, ma Basco nero non c’è si è allontanato con una ptg in
ricognizione.
Ci posizioniamo sulla strada dalla quale dovrà necessariamente
ripassare, prepariamo un’imboscata.
Dopo una trentina di minuti ecco la ptg con Basco nero di ritorno,
apriamo il fuoco, sono tutti colpiti tranne Basco nero che
preleviamo e lo portiamo in sicurezza nel bosco dove ci darà i
prossimi Obj:
1° Raffineria di droga
2° Obj Fisso
3° Obj Mobile
Ci dirigiamo verso la raffineria, arriviamo dall’alto di una collina
e vediamo l’obj da posizione favorevole, si sentono spari, l’obj e’
sotto attacco. Scendiamo silenziosamente, lo scontro e’ appena
terminato, i difensori sono molto rilassati, troppo rilassati, ci
apriamo a ventaglio e facciamo irruzione. I nemici sono
completamente sopraffatti dalla sorpresa, ne eliminiamo subito un
buon numero, solo uno resiste e spara nervosamente nascosto da un
muretto ma il nostro volume di fuoco è troppo per lui e in poco
tempo viene sopraffatto.
Ispezioniamo la raffineria costruita in modo realistico con tavoli
pieni di polvere bianca non meglio identificata e poi ci
allontaniamo velocemente, dopo aver posizionato il C4.
Ok, ci dirigiamo verso l’obj mobile, coordinate sul Gps e via.
Arrivati sul punto di transito dell’obj mobile scorgiamo una
pattuglia in attengiamento ostile, e come ci vedono cominciano a
venirci incontro, decidiamo di arretrare e cercare un’altra via per
portare a termine la missione. Iniziare uno scontro con un numero
imprecisato di avversarsi e senza che ci fosse il nostro obj non
rientrava nei nostri piani.
Attendiamo un paio di ore, cercando nuove strade tra i rovi o
aspettando che la pattuglia si tolga dall’incrocio, ma niente. Siamo
costretti a ritornare sulla ferrovia per cercarli di aggirarli alle
spalle.
Ci troviamo sui binari della ferrovia su cui è passato il trenino
che ci ha infiltrati e che di fatto delimita l’AO, sono circa le
13.00, e la temperatura è molto alta, fa caldo e si suda molto sotto
il peso schiacciante dei nostri zaini.
Percorriamo qualche km sulla ferrovia, per cercare di arrivare
all’altro punto di transito del mezzo che dobbiamo assaltare, ma
lungo le rotaie e controllando la cartina arriviamo dentro il posto
di comando nemico. Torniamo indietro e ci immergiamo nuovamente nel
fitto del bosco e combattiamo la lotta più dura e senza sosta fatta
contro la marea di rovi che sembrano piante carnivore che si ti
attaccano bloccandoti braccia e gambe.
Sono circa 200mt di rovi, e subito dopo arriviamo di nuovo nel punto
in cui avevamo lasciato la pattuglia ferma all’incrocio. Non
possiamo piu aspettare, decidiamo di attaccarli, questa volta ancora
non ci hanno sentiti o visti.
Ci avviciniamo lentamente, quando Micio si ritrova sopra un nemico
che stava dormendo dietro un dosso, lo disarma e subito il suo amico
a circa 50mt incomincia ad ingaggiare con noi.
Siamo ancora in una posizione svantaggiata per attaccare, decidiamo
di ripiegare giù nella vallata per portarci verso la strada che
porta all’Obj Fisso, saremo tornati di nuovo la notte in questo
punto.
C’è una collina da salire sulla cui sommità c’è l’obj fisso ma la
salita è piena di vegetazione fitta. Iniziamo a risalire facendo più
silenziosamente possibile, sono circa 900mt. per quanto lo si possa
fare, arrivati quasi sulla sommità ci accorgiamo che l’obj consiste
in una stazione ferroviaria, ma come usciamo dalla vegetazione
veniamo attaccati dalla contro che presidiava e con tutta
probabilità si era accorta del nostro arrivo a causa de fruscio
provocato dal nostro movimento tra la vegetazione.
Noi veniamo dal basso, loro ci vedono dall’alto e si coprono dietro
le finestre del casolare ferroviario, lo scontro è impari.
Prima l’uno poi l’altro veniamo tutti colpiti e quindi catturati.
Ci fanno sedere in attesa di essere prelevati e trasportati in
prigionia.
Ecco arrivare una jeep, scendono un paio di operatori e ci
incappucciano tutti e quattro e quindi ci obbligano a salire sulla
jeep, destinazione quartier generale della Controinterdizione.
Una volta arrivati ci fanno scendere e ci fanno sedere in una specie
di recinto stretto e basso, poco dopo arriva un tipo,
dall’inequivocabile accento sardo, che preleva me e Beast e ci porta
sempre incappucciati in una stanza semibuia con un tavolo sul quale
faceva bella mostra una minacciosa pistola, ci levano i cappucci e
inizia l’interrogatorio. Vogliono sapere cosa ci facciamo lì, perché
abbiamo sparato ai loro uomini e qual è la nostra missione.
Noi cerchiamo di apparire collaborativi e sosteniamo una storia di
copertura che ci vede come mercenari con la missione di ricognire i
pozzi petroliferi lungo la ferrovia, avevamo sparato solo perché
siamo stati attaccati.
Ci riportano nella recinzione e arriva il momento per Micio e Hound,
più o meno riusciamo a mantenere la stessa versione (anche se con
qualche sbavatura …..) ma alla fine risultiamo “abbastanza
convincenti”, dopo neanche un’ora ci rilasciano (non sarà così per
un’altra pattuglia che sarà trattenuta per sei ore) con la minaccia
che se ci riprendono non saranno così buoni con noi.
Ci caricano sulla jeep e ci rilasciano a distanza di sicurezza dal
loro comando.
Liberi nuovamente ci infiltriamo nel bosco, facciamo il punto, e con
gran gioia ci accorgiamo che ci hanno rilasciati sulla carrabile
dell’Obj mobile, basta attendere il suo passaggio ed il gioco e’
fatto.
Dopo pochi minuti passa un mezzo, lo blocchiamo con un imboscata, ma
si tratta di un mezzo della DE, allora decidiamo di scendere verso
il famigerato incrocio per prenderli alle spalle.
Arriviamo dall’alto di una collina, sentiamo le voci dei presidianti
ma anche loro sentono noi e ci attaccano immediatamente, noi
rispondiamo al fuoco ma sono troppi e molto determinati, ci corrono
addirittura contro. Noi optiamo per una veloce ritirata sulla
collina, una fatica incredibile, correre a rotta di collo con tutti
quei kg addosso su una salita decisamente impegnativa, ma
l’adrenalina è tanta e riusciamo a sfuggirli.
Dopo poco rinunciano ad inseguirci, tornano al loro presidio e
tornano a rilassarsi.
Intanto è calato il buio e noi siamo ancora lì, aspettiamo che il
buio sia totale poi silenziosi scendiamo dalla collina armati di Nvg.
Decidiamo di attaccare seguendo una strategia che prevede che io,
Beast e Hound attacchiamo simultaneamente da una parte provocando
più casino possibile per farli venire fuori allo scoperto mentre
Micio, sulla strada con il visore li falcerà uno dopo l’altro.
L’attacco è immediato e la risposta lo è altrettanto ma in pochi
minuti riusciamo a sopraffarli.
Azione da manuale!
La mobilità dell’obj consisteva in un pezzo d’artiglieria che veniva
spostato da un punto all’altro della suddetta porzione di
territorio, posizioniamo il C4 e ci scappiamo via, prima che
arrivino i rinforzi avversari.
Ormai è notte, comunichiamo all’Opcom che la Missione è completata,
abbiamo il permesso di andarci a riposare avendo portato a termine
gli obj Basco Nero; troviamo un posto confortevole in mezzo al
bosco, prepariamo il bivacco e mangiamo e beviamo quel poco che ci
resta; stanchi morti entriamo nei nostri sacchi a pelo e sveniamo
dal sonno.
Ma non è ancora finito, passano appena tre ore e inizia a piovere
sempre più insistentemente, resistiamo nei nostri bivybag fino a
quando l’acqua non trova la via per entrare ed inzupparci, fa pure
freddo, allestiamo una copertura con un basha e ci mettiamo tutti e
quattro lì sotto, bolliamo dell’acqua e ci prepariamo un tè caldo
che si rivela un vero sollievo.
Si potrebbe chiedere l’esfiltrazione ma decidiamo di resistere fino
al mattino, così come previsto per tutte le pattuglie. Ci teniamo il
morale alto con continue battute e continuando a mangiare le molte
cose che erano avanzate negli zaini.
Le prime luci dell’alba arrivano, la Missione ora è veramente
finita, ricomponiamo gli zaini e ci avviamo verso il punto in cui
verranno ad esfiltrarci.
Dopo poche ore ci ritroviamo tutti stanchi ma sorridenti e con il
morale altissimo seduti in un bel agriturismo a mangiare prodotti
caratteristici sardi, gentilmente offerti dagli organizzatori, in un
clima di fratellanza e reciproco rispetto.
Ci sono gli eccellenti organizzatori del Sardinia Island 1989, c’è
il 17° Rangers, gli Asat e tanti altri.
Poi gli ultimi brindisi, gli ultimi abbracci e la promessa di
ritrovarci presto.
E’ ora di tornare a casa, saliamo in macchina con una sensazione
mista di gioia e soddisfazione per il lavoro fatto.
Questo è la fine del mio lungo racconto su quella che per me è stata
una bellissima esperienza sotto ogni punto di vista, ma non posso
concludere senza ricordare i compagni di avventura i quali non hanno
mai lesinato consigli, indicazioni e istruzioni utili per affinare
la mia tecnica di combattimento; alla loro disponibilità e alla loro
simpatia con cui mi sono trovato da subito in armonia.
Poi devo ringraziare il direttivo del 9° Incursori che ha creduto in
me e che non appena tornato mi ha fatto sentire la vicinanza
dell’intero club.
Ma un particolare ringraziamento lo devo a Kuio che ha voluto
fortemente che io facessi questa bellissima esperienza, che auguro a
ciascuno di vivere per la sua importanza sotto l’aspetto tecnico e
umano.
Alla prossima.
Tigre
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